Olio extravergine, olio vergine e olio di sansa a confronto

L’olio di oliva è uno degli ingredienti più iconici e salutari della dieta mediterranea. Questo oro liquido ha una storia antica che si intreccia con la cultura e la tradizione dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Tuttavia, non tutti gli oli di oliva sono uguali. In questo articolo, esploreremo le differenze tra i vari tipi di olio di oliva, con particolare attenzione all‘olio vergine, all’olio extravergine e all’olio di sansa di oliva. Comprendere queste distinzioni è fondamentale per fare una scelta consapevole al momento dell’acquisto e per sfruttare al meglio le proprietà di questo straordinario prodotto.
La produzione dell'olio di oliva: Un processo complesso
Prima di addentrarci nelle differenze tra i vari tipi di olio, è importante comprendere il processo di produzione dell’olio di oliva. Tutti gli oli di oliva provengono dalle olive, ma il metodo di estrazione e la qualità delle olive stesse determinano la classificazione dell’olio.
Il processo di produzione inizia con la raccolta delle olive, che può avvenire a mano o meccanicamente. Le olive vengono poi portate al frantoio, dove vengono lavate per rimuovere eventuali impurità. Successivamente, le olive vengono frante, cioè schiacciate per liberare l’olio contenuto all’interno delle cellule. La pasta ottenuta dalla frangitura viene poi mescolata lentamente in un processo chiamato gramolatura, che favorisce l’unione delle microgocce di olio.
L’olio viene infine estratto tramite centrifugazione o pressione. È in questa fase che si determinano le principali differenze tra i vari tipi di olio di oliva.
Olio extravergine di oliva: Il Re degli oli
L’olio extravergine di oliva è considerato il massimo della qualità tra tutti gli oli di oliva. Per essere classificato come “extravergine”, l’olio deve soddisfare criteri chimici e organolettici molto rigidi. Innanzitutto, deve essere ottenuto esclusivamente tramite metodi meccanici, senza l’uso di sostanze chimiche o di processi di raffinazione.
L’acidità libera, espressa in acido oleico, non deve superare lo 0,8%. Tuttavia, l’acidità non è l’unico parametro di qualità: l’olio extravergine deve anche superare un test organolettico condotto da un panel di esperti assaggiatori, che valutano il sapore e l’aroma del prodotto. L’olio extravergine deve essere privo di difetti e deve avere un gusto fruttato, che può variare da leggero a intenso a seconda della varietà di olive utilizzate e del loro grado di maturazione.
L’olio extravergine di oliva è ricco di antiossidanti, polifenoli e vitamine, che lo rendono un alleato prezioso per la salute. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che il consumo regolare di olio extravergine può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, abbassare il colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) e avere effetti antinfiammatori.
Olio vergine di oliva: Una qualità inferiore, ma ancora salutare
L’olio vergine di oliva è simile all’olio extravergine, ma con una qualità leggermente inferiore. Come l’extravergine, anche l’olio vergine è ottenuto esclusivamente tramite processi meccanici e senza l’uso di sostanze chimiche. Tuttavia, l’olio vergine può avere un’acidità libera fino al 2% e può presentare lievi difetti organolettici.
Questi difetti possono derivare da diversi fattori, come olive di qualità inferiore, un processo di produzione meno rigoroso o condizioni di conservazione non ottimali. Nonostante ciò, l’olio vergine di oliva conserva ancora gran parte dei benefici per la salute associati all’olio extravergine, anche se in misura leggermente ridotta.
L’olio vergine di oliva è una buona scelta per cucinare, soprattutto per fritture leggere e cotture a bassa temperatura, poiché ha un punto di fumo più alto rispetto all’olio extravergine. Inoltre, è spesso utilizzato in preparazioni dove il sapore intenso dell’extravergine potrebbe risultare eccessivo, come nei dolci o nelle salse delicate.
Olio di sansa di oliva: Un prodotto di recupero
L’olio di sansa di oliva rappresenta una categoria completamente diversa rispetto all’olio vergine e all’olio extravergine. Viene ottenuto dalla sansa, il residuo solido che rimane dopo l’estrazione dell’olio vergine. La sansa contiene ancora una piccola quantità di olio, che viene estratto tramite solventi chimici e poi sottoposto a un processo di raffinazione.
L‘olio di sansa di oliva non può essere venduto come tale, ma viene generalmente miscelato con una certa quantità di olio vergine o extravergine per migliorare il sapore e il profilo nutrizionale. Questo olio ha un’acidità molto bassa, ma ciò è dovuto al processo di raffinazione piuttosto che alla qualità delle olive.
Dal punto di vista nutrizionale, l‘olio di sansa di oliva è inferiore rispetto agli oli vergini, poiché il processo di raffinazione elimina gran parte degli antiossidanti e dei polifenoli presenti naturalmente nell’olio di oliva. Tuttavia, è un’alternativa economica e viene spesso utilizzato per la frittura a causa del suo elevato punto di fumo.
Quale olio scegliere?
La scelta dell’olio di oliva dipende dalle esigenze personali e dall’uso che se ne vuole fare. Se si cerca un olio di alta qualità, ricco di sapore e benefici per la salute, l’olio extravergine di oliva è senza dubbio la scelta migliore. È perfetto per condire insalate, verdure grigliate, pesce e carne, e può essere utilizzato anche crudo per esaltare il gusto di piatti semplici. Esistono inoltre oli di oliva aromatizzati adatti all’esaltazione di sapori e odori delle pietanze.
L’olio vergine di oliva è una buona opzione per chi desidera un olio di oliva di qualità ma a un prezzo più accessibile. È particolarmente indicato per cucinare e per preparazioni dove il sapore più delicato è preferibile.
L’olio di sansa di oliva, infine, è adatto per chi cerca un prodotto economico per la frittura o per l’uso in cucina quotidiana, senza preoccuparsi troppo del contenuto nutrizionale. Tuttavia, è importante leggere attentamente le etichette e conoscere la differenza tra i vari tipi di olio per fare una scelta informata.
Come riconoscere olio extravergine, olio vergine e olio di sansa al supermercato
Quando ci si trova di fronte agli scaffali del supermercato, scegliere il giusto tipo di olio di oliva può sembrare un’impresa ardua. Tuttavia, imparare a leggere l’etichetta correttamente è la chiave per riconoscere e distinguere tra olio extravergine, olio vergine e olio di sansa di oliva. Ecco alcuni consigli pratici per fare la scelta giusta.
1. Verifica la denominazione del prodotto
Il primo passo per riconoscere il tipo di olio di oliva è leggere attentamente la denominazione del prodotto. Questa indicazione è obbligatoria per legge e si trova generalmente sulla parte frontale dell’etichetta.
- Olio extravergine di oliva: Cerca la dicitura “Extravergine” o “Extra Virgin” (se l’etichetta è in inglese). Questa denominazione garantisce che l’olio è stato prodotto solo con metodi meccanici, senza l’uso di solventi chimici, e che ha un’acidità libera inferiore allo 0,8%.
- Olio vergine di oliva: L’etichetta deve riportare la dicitura “Vergine” o “Virgin”. Anche in questo caso, l’olio è ottenuto esclusivamente tramite metodi meccanici, ma l’acidità può essere superiore rispetto all’olio extravergine, fino al 2%.
- Olio di sansa di oliva: Cerca la denominazione “Olio di Sansa di Oliva” o “Olive-Pomace Oil”. Questo tipo di olio è ottenuto tramite un processo di raffinazione chimica della sansa, il residuo delle olive. È spesso miscelato con una certa percentuale di olio vergine o extravergine.
2. Controlla l'acidità
L’acidità libera dell’olio è un altro fattore distintivo che può essere indicato sull’etichetta. Tuttavia, non tutti i produttori la riportano, quindi è importante sapere cosa cercare:
- Olio extravergine di oliva: Acidità massima dello 0,8%.
- Olio vergine di oliva: Acidità massima del 2%.
- Olio di sansa di oliva: Non è tipicamente specificata, ma l’acidità è generalmente molto bassa a causa del processo di raffinazione.
Se l’etichetta riporta l’acidità, è un buon segnale di trasparenza da parte del produttore.
3. Esamina il metodo di estrazione
Sull’etichetta dell’olio extravergine e vergine troverai spesso la dicitura “estratto a freddo” o “prima spremitura a freddo”. Questi termini indicano che l’olio è stato estratto a una temperatura inferiore a 27°C, preservando meglio le proprietà organolettiche e nutrizionali.
- Olio extravergine e vergine di oliva: Cerca menzioni come “estratto a freddo” o “prima spremitura a freddo”. Questi termini indicano una qualità superiore e un processo di estrazione che mantiene intatte le qualità dell’olio.
- Olio di sansa di oliva: Questo tipo di olio non riporterà mai la dicitura “estratto a freddo” o “prima spremitura”, poiché viene prodotto tramite raffinazione chimica.
4. Origine del prodotto
L’origine delle olive utilizzate può influenzare la qualità dell’olio. L’etichetta dovrebbe indicare chiaramente il paese o i paesi di origine delle olive:
- Olio extravergine e vergine di oliva: Se prodotto con olive di un’unica provenienza, l’etichetta può riportare “100% italiano”, “100% spagnolo”, o simili, indicando un’origine controllata. La denominazione di origine protetta (DOP) o indicazione geografica protetta (IGP) sono segni di qualità.
- Olio di sansa di oliva: L’etichetta può indicare una provenienza più generica, come “miscela di oli comunitari” o “miscela di oli non comunitari”. Questo significa che l’olio può provenire da diversi paesi e la qualità può essere meno uniforme.
5. Attenzione ai prezzi
Un altro indicatore della qualità dell’olio è il prezzo. Anche se non è una regola assoluta, gli oli extravergine di alta qualità tendono ad avere un prezzo più elevato rispetto agli oli vergine e, soprattutto, all’olio di sansa di oliva. Un prezzo molto basso potrebbe indicare una qualità inferiore o un olio miscelato con oli di provenienza meno pregiata.
6. Contenitore e data di scadenza
Infine, considera il tipo di contenitore e la data di scadenza:
- Contenitore: Gli oli di qualità, specialmente gli extravergine, sono spesso confezionati in bottiglie di vetro scuro o in lattine metalliche. Questi materiali proteggono l’olio dalla luce e dall’ossidazione, preservandone la freschezza.
- Data di scadenza: Cerca la data di scadenza o, ancora meglio, la data di imbottigliamento. Gli oli freschi, soprattutto gli extravergine, hanno un sapore e un aroma migliori e offrono maggiori benefici per la salute.
Conservazione dell'olio di oliva
Indipendentemente dal tipo di olio scelto, è essenziale conservarlo correttamente per preservarne la qualità. L’olio di oliva deve essere conservato in un luogo fresco e buio, lontano da fonti di calore e luce diretta. È consigliabile utilizzare bottiglie di vetro scuro o contenitori ermetici per proteggerlo dall’ossidazione. L’olio di oliva può durare fino a due anni dalla data di imbottigliamento, ma è preferibile consumarlo entro sei mesi dall’apertura per godere al massimo delle sue proprietà organolettiche.
L’olio di oliva è un alimento straordinario che offre una varietà di benefici per la salute, oltre a essere un ingrediente fondamentale in molte cucine. La conoscenza delle differenze tra olio extravergine, olio vergine e olio di sansa di oliva è essenziale per fare scelte consapevoli e utilizzare al meglio questo prezioso prodotto. Che si tratti di arricchire un’insalata fresca o di cucinare un piatto caldo, c’è un olio di oliva adatto a ogni esigenza. Scegliere con cura significa non solo garantire il miglior sapore ai propri piatti, ma anche prendersi cura della propria salute con un prodotto naturale e genuino.